Il datore di lavoro può controllare la navigazione internet dei dipendenti?

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Ogni lavoratore che dispone di un pc aziendale con connessione spesso lo utilizza anche per scopi personali durante l’orario di lavoro, per cercare notizie relative ai più svariati argomenti, prenotare vacanze, o ancora fare shopping in vista del Natale o prenotarsi alla lezione di fitness nella palestra di fiducia.
La novità sta nella reinterpretazione dell’art. 4 dello statuto dei lavoratori contenuta nella recentissima sentenza della Corte Suprema n. 32760/2021; originariamente tale art. prevedeva la possibilità di una verifica dei pc e dispositivi aziendali dei dipendenti da parte del datore di lavoro nell’eventualità di un uso illecito sospetto. Si è poi provveduto ad una sua modifica con l’introduzione del Jobs Act, permettendo alle aziende di raccogliere dati ed elementi provenienti dai dispositivi utilizzati dal dipendente nello svolgimento delle proprie mansioni al fine di verificarne la diligenza.
È a questo punto che emerge la nuova sentenza n. 32670 della Cassazione riguardante un caso peculiare: un’azienda di moda nel 2012 aveva sospeso, per una giornata di lavoro, dal servizio e dalla retribuzione un dipendente che aveva utilizzato il pc aziendale per effettuare shopping natalizio. La severa decisione dell’azienda venne poi condannata, sia dal Tribunale che dalla Corte d’Appello, all’annullamento delle sanzioni poiché l’attività di controllo era illegittima in quanto priva di un previo accordo sindacale.
Trattandosi di un caso antecedente all’approvazione del Jobs Acts e quindi alle modifiche apportate all’art. 4, la Cassazione con sentenza del 9 novembre 2021 ha sostenuto le decisioni dei giudici precedenti reputando anch’essa illegittima la sanzione, ma soltanto perché i fatti risalgono al 2012.
Diversamente dai fatti oggetto della sentenza, oggi sussiste la possibilità di utilizzare ai fini della verifica della diligenza dei dipendenti anche i dati provenienti dai tornelli e dai sistemi che registrano gli accessi del personale alla sede di lavoro. Come sostenuto dalla Corte "dopo il cd. Jobs Act, gli elementi raccolti tramite tali strumenti possono essere utilizzati anche per verificare la diligenza del dipendente nello svolgimento del proprio lavoro, con tutti i risvolti", eliminando anche la necessità, prima fondamentale, di un accordo con i sindacati per il controllo sui sistemi informatici in uso ai dipendenti. 
È quindi lecito che il datore di lavoro controlli il pc dei lavoratori per verificare che stiano davvero adempiendo al loro dovere contrattuale.

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